Data Act, non l’ennesima normativa EU, ma una scelta strategica
Mancano 5 mesi al 12 settembre 2025, quando il Data Act sarà applicato.
Hai venduto prodotti connessi nel mercato UE? E’ il momento di prepararsi, e non si tratta solo di un tema legale.
L’ennesima normativa UE? No, una questione strategica per il futuro dell'Unione Europea
Il Data Act non è solo l'ennesima normativa europea a cui dobbiamo, nostro malgrado, adeguarci.
Il Data Act è un elemento fondamentale all’interno di un’iniziativa strategica più ampia che l’Unione Europea ha deciso di intraprendere: la strategia europea dei dati, che mira a far acquisire all'UE una posizione di leadership nella nostra società basata sui dati.
La commissione europea ha concepito e implementato questa legge con l’obiettivo di favorire un'economia dei dati e di servizi basati sui dati, stabilendo delle regole chiare, in linea con i valori dell’UE, affinché tutti i soggetti coinvolti si sentano tutelati e incoraggiati a investire nella produzione e condivisione dei dati e nella loro trasformazione in valore aggiunto.
I dati generati dai prodotti connessi sono infatti oggi una risorsa sotto utilizzata. La commissione europea ha valutato che l’80% dei dati grezzi generati dai prodotti connessi non viene usato.
L’aspettativa è che questa legge possa creare un prodotto interno lordo aggiuntivo di 270 miliardi di euro entro il 2028.
La regolamentazione come strumento per infondere fiducia e rimuovere le barriere alla condivisione
La regolamentazione introdotta dal Data Act non è una limitazione, ma uno strumento per superarla. Oggi, senza regolamentazione, ci sono delle barriere alla diffusione dei prodotti connessi e alla condivisione dei dati dovuti ai timori, o semplicemente alla non conoscenza, su come i dati vengono trattati. Il Data Act impone delle regole valide per tutti, a tutela degli investimenti, della sicurezza, del segreto industriale e altri aspetti sensibili, infondendo fiducia in tutti i soggetti coinvolti. Questa è la chiave per superare le barriere oggi presenti.
Il Data Act non è solo una questione legale, ma anche tecnica e, prima di tutto, strategica
Come produttore di prodotti connessi e titolari dei dati, il Data Act non è solo una materia per il tuo ufficio legale. Dovrai discutere del Data Act anche su altri due tavoli:
1. il tavolo tecnico, perché il Data Act implica adeguare i tuoi sistemi IT per far fronte agli obblighi di data sharing e all'opportunità di ricevere un compenso;
2. il tavolo strategico, perché il Data Act pone un interrogativo forte: "Qual è il nostro ruolo nell'economia di servizi basati sui dati che si sta formando nell’Unione Europea?”
Non paragonare il Data Act al GDPR, ti porta fuori strada
Sebbene si riferiscano entrambi alla gestione dei dati, il Data Act non ha nulla a che vedere con il GDPR. La differenza principale è lo scopo per cui sono state introdotte.
Il GDPR è stato introdotto sostanzialmente per proteggere i dati. Il Data Act invece è stato introdotto con lo scopo opposto: far circolare i dati, in modo regolamentato.
Inoltre, mentre il GDPR stabilisce regole tra due soggetti, chi gestisce il dato e il soggetto a cui il dato si riferisce, il Data Act stabilisce un rapporto a 3 parti. Introduce sulla scena il terzo soggetto. Questa è la grande novità: la condivisione dei dati a terzi, su richiesta degli utenti.
La conseguenza è che, mentre puoi gestire il GDPR come puro adeguamento normativo che non tocca in pratica il tuo modello di business, il Data Act ti chiede di definire una strategia per il coinvolgimento delle terze parti.
La condivisione dei dati con le terze parti è un elemento di una strategia più ampia di servizi connessi
Come titolari dei dati, condividere i dati con terze parti è un elemento di una strategia più ampia: la tua strategia di servizi connessi (approfondisci l'argomento nel Learning Center: https://learn.servitly.com/docs/how-to-design-a-connected-services-strategy)
Ci sono due elementi da considerare.
Il ruolo delle terze parti nei tuoi servizi connessi
In una strategia di servizi connessi infatti una questione strategica è proprio stabilire il ruolo delle terze parti. Le includi o le tagli fuori? Se le includi, quali strumenti digitali metti loro a disposizione? Quale valore offri per assicurare la loro fedeltà?
Questa considerazione va fatta innanzitutto per le terze parti che costituiscono la tua catena del valore, i tuoi partner, distributori, installatori, centri di assistenza tecnica, fornitori di parti ricambio e consumabili, ecc. E con l’avvento del Data Act dovrai estendere la stessa valutazione a tutti i nuovi soggetti che busseranno alla tua porta con una richiesta di condivisione di dati.
Estendere i servizi connessi a prodotti di altri fornitori
Se ribaltiamo il punto di vista, il Data Act ti offre anche una grandissima opportunità. Come titolare di dati che eroga già servizi connessi, diventi tu stesso una terza parte. Su richiesta degli utenti, puoi ricevere i dati anche da prodotti connessi di altri fornitori e, così facendo, li includi nella tua offerta di servizi. Questo sblocca scenari competitivi finora inimmaginabili.
In conclusione, quindi, è fondamentale non trattare l'adeguamento al Data Act come un’iniziativa minore, da fare solo perché costretti, ma inserirlo in una strategia più ampia, la tua strategia di servizi connessi.
E se non l’hai ancora definita, è opportuno farlo, prima del 12 settembre.
Per saperne di più sul Data Act: https://learn.servitly.com/docs/eu-data-act-implementation